sabato 1 settembre 2012

Tren(alien)i #2

Il treno si sta fermando in una delle stazioni intermedie, prima della mia meta.
Guardo annoiato fuori da finestrino... che palle, un altro giorno di lavoro sta per iniziare e da quando sono salito sul treno sono riuscito a pensare ad almeno 27 cose più interessanti che potrei fare oggi.
Bah.
L'unica consolazione è che perlomeno i 3 sedili vicino a me sono vuoti. Ma vedendo la fiumana di gente che sta salendo ora, non nutro grandi aspettative sul fatto che la situazione rimanga tale.

Mamma mia quanto sono negativo oggi! Non ho neanche voglia di prendere dalla borsa "Harry Potter e l'Ordine della Fenice", il libro che sto leggendo attualmente (oh, chi mi ha consigliato di leggere la saga ne aveva tutte le ragioni, la sto scoprendo ora ed è ottima).

Ah, vedo comunque che non avevo sbagliato pronostico! Qualcuno si sta sedendo nel sedile di fronte al mio. Alzo appena lo sguardo, e osservo una ragazza bellissima. Non è dotata di quella bellezza tracotante e consapevole, al contrario offre agli altri l'ingenua levità del proprio essere, che si riflette in un aspetto piacevole e dolce, che ispira tenerezza e tranquillità. Morettina, caschetto, due occhi neri e una bella boccuccia appena accennata.
Wow.

Ma ora il problema è il solito: come mi approccio senza sembrare un maniaco? Ho circa 20 minuti di tempo per capirlo. L'unica volta che io ricordi in cui desidero uno dei soliti ritardi di Trenitalia.
Ma la tipa apre la sua borsa, tira fuori "Harry Potter e l'Ordine della Fenice", lo apre alla pagina in cui aveva inserito il segnalibro e si immerge nella lettura.
Non credo ai miei occhi. Subito dopo, non riesco a credere alla fortuna sfacciata che ho! Lo sceneggiatore della mia vita mi ha donato un deus-ex-machina mica da ridere!
La mia mossa è prevedibile: tiro fuori la mia copia del quinto romanzo del maghetto e inizio a (fingere di) leggerlo. Ma ogni volta che scruto al di sopra del libro, vedo sconsolato che la tipa non si è accorta dell'inaudita coincidenza. Noto anche che è davvero carina, e allora tento il tutto e per tutto, sarebbe un crimine contro ogni ragazzo abbia mai voluto approcciarsi ad una ragazza non approfittare di una situazione così altamente favorevole.

 - S-scusa se ti disturbo, ma non ho potuto fare a meno di notare che... stiamo leggendo lo stesso libro! - faccio con l'aria da stupito e simpatico.
 - La tipa distoglie lo sguardo dalla lettura, mi guarda strana. Poi vede la copertina del mio libro, distende le labbra in un timido sorriso (mio Dio, quel sorriso!) e dice:
 - Oh... ! Sì, è vero! Che coincidenza!
 - E' proprio quello che pensavo anch'io!
 - Anche perché ormai sono libri usciti da qualche anno, e anche i film... non è più così comune trovare in giro gente che li legge, nonostante il successo della saga.
 - Eh, hai ragione... io non mi ero mai avvicinato a questi romanzi, solo adesso grazie ad un amico che me li ha consigliati ho iniziato la lettura.
 - Ah! Ma allora non te li stai rileggendo! E' proprio la tua prima volta!
[interludio: soprassiedo sul doppiosenso che tale frase potrebbe generare]
 - Eh, sì...
 - E come la trovi la saga, finora?
 - Be', molto bella. La fusione tra fantasy e mondo comune è molto ben gestito, i personaggi sono scritti in modo accattivante, coerente e che funziona, e la trama è gestita in maniera sapiente...
 - Ah ecco, parliamo della trama! Dev'essere stato un bel colpo per te leggere di quando Harry /SPOILER/
 - Ehr, veramente mi sa che non ci sono ancora arrivato...
 - Ma a che punto sei dell' "Ordine della Fenice"?
 - Mah, devono ancora tornare a scuola...
 - Ah, ma indietro! Allora non hai ancora visto che /SPOILER/ e che ad Harry succede che /SPOILER/! Figurati poi che alla fine si scopre che /SPOILER/ e che nel prossimo libro come conseguenza /SPOILER/.
Allibito. La mia faccia è di pietra ma, disgraziatamente, le mie orecchie funzionano benissimo.
Quell'etera figura è tutt'altro che etera, soave o chessò io! Quella dannata mi sta rovinando tutto quella che sarebbe successo nel resto del libro che sto leggendo, e non paga anche quello che succederà nei successivi! Mi sta guastando la lettura, rivelando i colpi di scena... in una parola, mi sta spoilerando la saga!
 - Ehm, scusa se ti interrompo, ma... vedi, come ti dicevo, io sono all'inizio del quinto libro, se per cortesia non mi dici quello che succederà dopo...
 - No, ma per dire, secondo me farai una faccia quando leggerai che...
 - Eh basta, cazzo! Ma allora lo fai apposta, cazzo! Ma come fai, ma dico io, ma come fai a non renderti conto che mi stai rovinando la lettura! Maledetta! TI auguro di comprare un libro che per un difetto di stampa avrà come prima pagina l'ultima con il colpo di scena finale della storia! Stronza!

Prendo le mie cose e me ne vado, sotto gli occhi di tutti i passeggeri della carrozza.
Poi torno indietro.
 - Dimenticavo: vaffanculo.

venerdì 24 agosto 2012

Sera di fine estate

Per inciso, martedì sera Batman mi ha dato tutto quello che mi aspettavo mi desse.
Grazie Batman. Grazie Nolan.
Ma ne parlerò più diffusamente anche qui (che altrove nel web ne ho già scritto) prossimamente, spero già entro il weekend.

Ora volevo solo affacciarmi al blog, prima di uscire per passare una piacevole serata di fine estate.
Malinconica. Crepuscolare. Malferma. Con quel misto di sapore acre e dolce che solo le serate delle ultime settimane di agosto hanno. Un perpetuo funanbolismo tra felicità e ansia per il futuro che un tempo era rappresentato dalla ripresa dell'anno scolastico e accademico, e ora per la fine delle ferie e il ritorno al tristo tran-tran del lavoro.
L'arrivo della sagra dedicata al Santo Patrono di Casalpusterlengo ha sempre incarnato, per me, questi ambigui sentimenti, anche quando negli ultimi anni si è evitato di recarsi nel cuore nevralgico della fiera, con il luna park ad invadere la piazza.
Con le sue luci, la sua allegria e il msuo sfarzo, in realtà è simile al trucco che imbelletta una puttana che scapperà dopo averla pagata e prima che abbia reso il servigio richiesto.
Di tutto lo sfarzo, sia per chi lo vive che per chi no, non resterà nulla già da lunedì.
E lunedì tornerò al lavoro, con un forte senso di nostalgia per queste 2 settimane e mezzo decisamente belle nella loro semplicità.

Le sere di fine estate sono così. E il caldo spasmodico fa emergere anche pensieri strani, considerazioni nefaste che uno si trova a tradimento ad assorbire, a sentire per conto terzi, e fruire come se fosse una brutta serie televisive cancellata dopo la prima stagione. Ma che continuano a mandare in inesorabile replica anno dopo anno. Lo sconquasso emotivo è forte in divenire, poi, e questo complica gli equilibri fragili che uno pensa di avere.
No, non è bello essere funanbolo tra realtà e lealtà, tra follia e cacofonia della mente altrui.
Però anche questo fa parte del gioco, nelle sere di fine estate. Non mi tiro neanche indietro, ci rido anche sopra.
E dopo un bel respiro, sono pronto a godermi una sera di fine estate. Che, comunque sia, val sempre la pena di vivere :)

martedì 21 agosto 2012

Rises


Fra 4 ore sarò seduto in una sala cinematografica pronto a godermi l'anteprima nazionale di The Dark Knight Rises, il terzo e ultimo capitolo cinematografico firmato da Christopher Nolan dedicato a Batman.
Avendo amato moltissimo le prime due pellicole (Batman Begins e Il Cavaliere Oscuro) è inutile dire quando l'hype sia alle stelle per quanto mi riguarda: Nolan è riuscito nello stesso tempo a dare una connotazione perfetta alla leggenda di Batman e al realizzare film che per quanto abbiano un supereroe come protagonista è impossibile definire cinecomics come invece sono pellicole pur valide come Iron Man o The Avengers. Qui siamo da tutt'altra parte e con tutt'altro spirito, qui la classica idea di film "fumettoso" nel senso più semplicistico e colorato del termine lascia spazio a pellicole che attingono al gusto per il grande cinema, che vede tematiche importanti coniugate in un universo fantasioso benché plausibile.
Riflessioni sulla società attuale, sul bene e sul male e sui limiti (di possibilità e morali) dell'uomo si sono fusi in due film di alto profilo, che mi hanno conquistato e hanno alzato di molto l'asticella qualitativa per questo genere di produzioni.

Che aspettative ho dunque per questo Rises? Alte, altissime, e come sempre in questi casi il rischio di delusione è dietro l'angolo. Ma con Nolan e il suo Batman lo temo molto meno di quanto accaduto con prodotti analoghi in passato. Ho fiducia nella sfida che aspetta questo personaggio, uno dei migliori che il mondo del fumetto seriale ha partorito, e ho fiducia in un regista come Christopher Nolan che non solo con il franchise di Batman ma con tutti i film che ha realizzato e che ho avuto la fortuna di vedere, non ha mai sbagliato un colpo realizzando sempre grande cinema.
Mi reco alla proiezione traboccante di fiducia, dunque, aspettandomi un epico finale, che porti a compimento la parabola dei personaggi e dei temi che ho visto nei primi due capitoli. Mi aspetto che gli ottimi attori dei precedenti film continuino a impersonare così bene i propri personaggi, e attendo di avere ragione sulle speranze che ripongo in Tom Hardy e Anne Hathaway. Mi aspetto che Bane possa essere un personaggio interessante e il villain giusto per chiudere la trilogia (contro ogni previsione di mesi fa) mettendo in crisi Batman in modo credibile. Mi aspetto una trama complessa, intrigante, ricca di colpi di scena, in cui empatizzerò così tanto con il protagonista da soffrire con lui, da temere per Gotham come se fossero in gioco i destini di Casalpusterlengo, da rimanere in ansia costante per la conclusione della saga.
Mi aspetto di vedere quasi 3 ore di grande cinema di qualità con Batman come protagonista.

Domani saprò se ho ottenuto tutto questo.

Tren(alien)i #1

Esperimento!
Invece che scrivere sul blog solo dei cazzi miei, periodicamente provo a portare avanti anche questa piccola serie di raccontini surreali, che si svolgono su una carrozza di un treno qualunque con personaggi... particolari.
Oh, se poi mi scrivete che fanno cagare non li pubblico più, eh :P

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Il treno aveva appena ripreso la sua corsa dopo l'ultima fermata.
Luglio.
Amo questo mese. Amo come ci si squaglia sotto la lamiera infuocata del Regionale delle 18.30.
Ero ironico: detesto il caldo e detesto che su questi treni non ci sia l'aria condiz...
"Scusa, hai da accendere?", mi chiede uno interrompendo il filo dei miei pensieri.
No, non fumo, mi spiace, gli rispondo senza quasi guardarlo.
"No, no, non mi sono spiegato: volevo sapere se aveva un modo per accendere la mia stufetta portatile"
Ora lo osservo. Non ci credo. Il tipo è bardato con un giubbotto invernale, cuffia e guanti che manco un eschimese, ha perfino i paraorecchie di pelo e gli stivali imbottiti.
E quella cazzo di stufetta elettrica in mano, con tanto di presa per la corrente penzolante.
"Mi... mi spiace, ma su questo treno non ci sono prese elettriche, questi sono ancora convogli vecchi... ma, lei non ha caldo, mi scusi?" gli chiedo sentendomi l'ultimo degli stupidi.
"Uh... no, perché?"
A questo punto lascio perdere: è un pazzo, come in giro se ne incontrano troppi. Uno spostato, scommetto che se passasse il controllore ci sarebbe da ridere. Lo ignoro.
Ma lui non ignora me.
"Va bene, scherzavo: sto morendo di caldo"
Pa-a-a-zzooo. Lo assecondo.
E allora perché è vestito in quel modo?, chiedo.
"Be', per nascondere l'esplosivo di cui sono imbottito", e così dicendo si slaccia il giubbotto e mi mostra l'ordigno. Salto in piedi sul sedile, senza aver la capacità di dir niente.
"Su, non c'è bisogno di far così: è un bel congegno, dopotutto, lo osservi da vicino, è alta ingegneria..."
Aiuto aiuto aiuto aiuto aiuto aiuto aiuto
Sapevo di non dover guardare quello speciale sul terrorismo ieri sera in tv...

E lì mi sveglio. La mia mente, riportando a galla l'incredibile coincidenza, ha rotto la sospensione dell'incredulità data dal sogno. E pochi minuti prima della mia fermata. Ottimo. Ma che ansia! Lavoro troppo.
Mentre scendo incrocio lo sguardo di un tipo seduto a pochi sedili dal mio: è lo stesso uomo dell'incubo. Solo che questo è vestito in maniera adeguata alla stagione. Niente misteri, niente stranezze: avrò incrociato il suo sguardo prima di addormentarmi e il subconscio ha fatto il resto.
Il treno si ferma, scendo. Mi avvio verso l'uscita della stazione.
Quando sento il botto, sono già nel piazzale. Il rumore era attutito dalla distanza, ma il fumo, quello si vedeva fin da fuori la stazione, tanto si ergeva alto nel cielo, nero su azzurro.

lunedì 20 agosto 2012

La Piaga



Lessi questo romanzo pochi mesi fa, e scrissi questa recensione poco dopo aver concluso la lettura. Per chissà quale motivo, forse proponendomi di rileggerla e modificarne delle parti, rimase però immobile su un file nel mio pc senza che la pubblicassi da nessuna parte.
Rimedio ora, perché il libro val la pena di essere conosciuto e letto e perché non essendo un titolo ad “alta diffusione” né supportato da una grande casa editrice, è più che possibile che non sappiate nemmeno della sua esistenza.
Io stesso ho avuto la fortuna di leggerlo conoscendo personalmente l’autore, mio concittadino, grazie ad un amico comune, e lo dico subito per mettere bene le carte in tavola. Non specificandolo, qualcuno avrebbe potuto notare la medesima città di appartenenza e avrebbe potuto imputare a questo elemento il parere positivo che sto per formulare: voglio invece essere trasparente su questo punto, anche perché inizialmente ero piuttosto scettico su questa opera prima (perlomeno pubblicata) dell’autore (da qui in poi, Max). Primo per il genere narrativo affrontato, suo prediletto nelle letture, vale a dire l’horror. Io, che solitamente rifuggo tali atmosfere (anche se ultimamente in tal senso mi sto aprendo abbastanza), non ero molto convinto all’idea di leggere una storia di zombie scritta da un esordiente. Ma la curiosità di leggere tale opera c’era comunque, e così mi sono lanciato in una lettura che mi ha stupito a più livelli.

Tra i tantissimi autori, blasonati e con una lunga carriera alle spalle, che si sono dedicati all’horror, ci voleva per qualche strano tiro della sorte il primo romanzo di Max per farmi capire che horror non vuol dire solo spaventi, splatter e mostri, e che è riduttivo limitare agli elementi più stereotipati il senso di questo genere. Attraverso la storia del protagonista, Larry, che si trova suo malgrado a vivere in un mondo post-apocalittico in cui une disastrosa esplosione nucleare ha trasformato la stragrande maggioranza della popolazione mondiale in zombie, emergono svariate tematiche importanti a livello etico, ecologico e filosofico, trattate in maniera per niente banale e anzi stuzzicante.
La lotta per la sopravvivenza che Larry deve applicare ogni giorno non è fine a sé stessa, il trovare sul suo cammino altre persone che lo accompagnano non è solo un chance in più per andare avanti, il male che ha colpito il mondo non è un pretesto senza background.
L’assenza di rispetto verso la Natura da parte dell’uomo è una causa del terribile futuro immaginato da Max, l’egoismo e la malvagità dell’essere umano ne è un’altra. E questo porta il lettore a riflessioni importanti che danno spessore al libro.
Allo stesso modo il coraggio e la dedizione che i personaggi mettono nella loro missione, che ad un certo punto non si limita più alla personale sopravvivenza ma si spinge ad un disperato tentativo di poter migliorare le cose in un mondo che sembra non offrire nessun margine di speranza, sono degli elementi narrativi forti che toccano corde importanti dell’animo umano, quali i sentimenti di redenzione, di altruismo e di amore nel senso più generale possibile.

Il romanzo non è esente da difetti che, pur essendo comprensibili tenendo conto che si tratta del primo romanzo vero e proprio dell’autore, è giusto individuare: in alcuni punti la prosa non è molto fluida, e alcuni periodi non scorrono lisci come potrebbero. I dialoghi, che come l’atmosfera generale sono debitori di un certo immaginario narrativo, a volte peccano di poca credibilità, in alcuni casi giustificabile (un texano deve parlare secondo stereotipo!), in altri meno. Viene però usato un lessico molto vario, e questo è un punto a favore nella struttura del testo.
Passando dagli aspetti tecnici a quelli relativi alla storia, come detto sopra Max guarda molto alla varia mitologia horror e della narrativa distopica, subendo anche da autore l’influsso da cui il Max lettore è sempre stato intrigato. Questo si risolve in una trama che fonde molte suggestioni tipiche di questo tipo di racconti, ma è un difetto solo a metà: in un’opera prima è inevitabile, oserei dire giusto, scrivere di quello che meglio si conosce, e Max ha saputo mescolare vari ingredienti per creare un libro che ha una sua dignità e indipendenza, che pur ispirandosi a opere precedenti sa portare avanti con determinazione i messaggi che voleva dare con questa storia, senza mai perdere di vista i punti importanti.

E penso che alla resa dei conti sia proprio questo che mi ha convinto: Max sa quali sono le sue capacità, sa le influenze narrative di cui è debitore, e fonde queste due istanze in modo da far sue quelle atmosfere perché servano al suo scopo, al messaggio che il libro porta volente o nolente con sé e alla storia che voleva raccontare.
Ne esce un romanzo che sa nascondere abbastanza bene le sue incrinature dietro la forza della proprio voglia di comunicare attraverso la scrittura: questo fa sì che La Piaga sia un libro onesto, che mostra fin d’ora l’abilità di scrittore di Max, a cui auguro tutta la fortuna possibile.

La Piaga
Massimiliano Grecchi
Gruppo Albatros Il Filo (collana Nuove Voci)
2012, 241 pagine, brossurato
euro 14,90
ISBN: 9788856753387

Questo il blog di Max, per gli interessanti. Siatelo ;)

PS: a settembre è prevista l’uscita di un secondo libro dell’autore, medesimo genere ma stavolta una raccolta di racconti. Grande curiosità!

The boy is back in (blog)town

Mesi e mesi di assenza.
Che tristezza.
Vari e vari richiami da parte di amici reali e virtuali perché non aggiornavo più il mio blog.
Sigh.
Peraltro, è pure nuovo nuovo, essendomi spostato su blogspot da gennaio...

Ma d'altronde io rimango fedele al mio Bramo-pensiero: scrivere se si ha qualcosa da dire, o se si ha l'ispirazione per farlo.
Evidentemente, quindi, se da marzo ad oggi non ho postato quassù, il motivo era che per quanto di cose dentro ne sentissi anche tante, non riuscivo a trovare la chiave per metterle per iscritto.
Capita. Non si tratta nemmeno di blocco dello scrittore, è proprio una condizione dell'animo per cui quando ti metti davanti alla tastiera tutta quella meravigliosa complessità che avevi in testa fino a due minuti prima è scomparsa.

Vabbè.

Comunque sia, è estate, il caldo è tale che, pur avendo parecchio tempo libero per via delle ferie, mi toglie l'energia e la voglia di fare anche cose che amo fare (come scrivere in Rete per vari siti e forum, leggere libri e fumetti... ma queste cose le sapete già, se mi conoscete almeno un pochetto), però mi batto lo stesso per non sprecare il mio tempo.
E' un periodo strano, poi, a volte bello, a volte malinconico, a volte entrambe le sensazioni contemporaneamente. Per esempio, finalmente nell'ultima settimana c'è stato un filotto di serate in cui sono uscito con gli amici, e questo mi ha fatto riscoprire 1) che è una valida alternativa al passare la serata davanti al pc (mi immagino varie persone che mi faranno una testa così interpretando male questa frase, ma vabbè) e 2) che mi manca più di quanto avessi realizzato in un anno condividere le varie cose della vita con una ragazza. Per assurdo, in un periodo in cui tra amici, approfondimenti di amicizie, amicizie con idoli personali con cui ho avuto la fortuna inimmaginabile di coltivare belle amicizie e amici nerd, rapporti con colleghi al lavoro e un dosaggio interessante delle mie passioni, mi sento assolutamente soddisfatto e contento della mia vita e e di come è riempita di persone straordinarie.
Ma immagino che l'uomo non sia fatto per essere completamente felice. O, come dicevano gli Afterhours, "il tuo destino m usa, e rende ciò che amo quando lo raggiungo come qualsiasi altra cosa". La scorsa estate avrei dato molto perché tutte queste cose mi potessero ridare una stabilità emotiva e di felicità che avevo prima anche grazie a loro, e ora che c'è qualcosa dentro di me cerca altro.

Ad ogni modo, vorrei dimostrare di essere uscito dall'adolescenza lunga, e quindi vorrei mantenere un impegno più costante nei confronti di questo blog. Il fatto che l'abbia già detto e scritto numerose volte da quando possiedo un blog, be', spero non distrugga eccessivamente la credibilità di questo paragrafo conclusivo.
C'è ancora una settimana di ferie: vedrò di non passarla a fare la controfigura di una pozzanghera.

domenica 12 febbraio 2012

Sognare per essere

Perchè sennò uno poi non capisce.
Non capisce perchè una persona riesca a sentirsi veramente vivo e in pienezza soltanto leggendo un libro o guardando un film.
La maggior parte della gente, se legge, legge i quotidiani o quello che eventualmente è obbligata a sorbirsi per lavoro; chi va al cinema lo fa come semplice alternativa al pub o alla discoteca durante l'uscita del sabato sera.
Il nerd no. Il nerd sceglie in piena coscienza di andare al cinema per vedere quel particolare film, per via del regista rinomato, dello sceneggiatore che in passato ha scritto tante belle cose, dell'attore così istrionico. Il nerd ricerca nelle letture che riempiono il suo tempo libero quella dose di fantasia, humor, avventura e qualità della scrittura che possano restituirgli un'esperienza veramente ricca di contenuti ed emozioni.

Perchè sì, nerd vuol dire anche hypster, vuol dire anche fanboy, vuol dire anche litigare sui forum fumettistici in internet, vuol dire anche essere pignoli fino a rompere i coglioni... e non dico che siano caratteristiche aberranti o falsate della categoria nerd, anzi in alcune di queste descrizioni so di rientrare pure io e non li ritengo per forza aspetti negativi.
Sono tutte componenti del nerdismo, e non le rigetto, accetto le regole del gioco in ogni loro forma, tanto più che spesso sono divertenti!
Dico solo che il significato più pregnante dell'essere nerd, secondo il modo in cui vivo io le mie passioni, è quello di dare potere alla fantasia, di essere e sentirsi davvero liberi come nessuna democrazia riuscirà mai a farci sentire. Il potere di volare a fianco dei supereroi, di sapere che per quanto oscuri i mostri si possono sconfiggere, di immaginare mondi irreali capaci di parlare di cose dannatamente reali che riguardano noi stessi, la vita e il mondo.
Romanzi, fumetti, cinema, telefilm, videogiochi... quante magnifiche porte che danno verso mondi inimmaginabili, ma meravigliosi, ricchi di colori e speranze. Una porta sempre a disposizione per fuggire dal mondo reale, da una parte.
Ma non è nemmeno questo il fine ultimo, quello è solo un modo - non per forza negativo - di intendere certe esperienze: è la voglia di cultura a 360°, che possa offrire nuovi e interessanti modi di decodificare tutto quello che fa di noi degli esseri umani. Una folta schiera di scrittori, disegnatori, sceneggiatori e registi è pronta a mettere in campo la loro fantasia, il loro ingegno al servizio di mondi lontanissimi, reali o immaginari, che però a diversi gradi riescano a parlare alla nostra testa e al nostro cuore, riescano a comunicare qualcosa che rimane dentro.
Universi paralleli, terre fantastiche, personaggi con cui empatizzare... una sequenza di avventure e storie che nessun articolo di cronaca, nessuna giornata di lavoro, nessuna riunione di famiglia potrà mai eguagliare per gioia e bagaglio culturale.

Un modo importante e sottovalutato di assimilare l'arte, dove con "arte" si intende quelle opere narrative che hanno la capacità di parlare al nostro Io, di raccontare noi stessi e il mondo e di offrire nuovi spunti di riflessione per vivere la vita reale al meglio.
Perchè alla fine si riduce tutto a quello: un'attività nerd fine a se stessa è masturbatoria e castrante, se non si raccoglie da essa un frutto di qualche tipo che possa essere motivi di confronto, con gli altri o anche solo con se stessi. Fare tesoro di quello che si apprende grazie alle storie che continuano a raccontarci grandi menti umane.
Divertirsi, commuoversi, amare visceralmente quei personaggi di carta e celluloide... custodire dentro di sè tutte quelle sensazioni, e renderle reali con la forza d'animo e la volontà di non piegarsi al grigiore e alla passività della vita quotidiana.

Ecco la ricchezza di un nerd, in un mondo e in un Paese dominati dalla concretezza sterile, dalle imposizioni sociali e dalla Gazzetta dello Sport sottobraccio.

Bianco

Neve.
Negli ultimi giorni la neve ha imbiancato mezza Italia.
Ho sempre trovato incredibile la dualità della neve. Da una parte è una cosa bellissima, il suo manto bianco che ricopre ogni cosa riesce a rendere poetico e d'atmosfera qualunque cosa su cui si posi, dagli alberi ai grattacieli milanesi.
Il rovescio della medaglia sono però gli inevitabili disagi che una grande nevicata porta con sè.

Un solo avvenimento contiene in sè tutto il bene e tutto il male possibile. Non è solo questo, tale possibilità è in nuce in ogni cosa, ma la neve riesce a concretizzarle entrambe contemporaneamente.

E il bianco, allora, domina sui giardini bene e sul campo nomadi, sui tetti e sulle scuole, sul mondo e nell'animo.
Perchè a un certo punto è facile vedere il bianco dentro di sè. Quella distesa di infinito nulla, candido, dolce, cullante... ma terribile.nella sua indeterminatezza, nella sua pienezza di possibilità che altro non è che vuotezza.
Sono momenti strani, in cui ci si può avvilire, in cui tutto quel bianco pare insostenibile... si ha paura della quantità di cose da fare, che si prospettano... si ha la tentazione di mollare tutto, pur sapendo che non è possibile, pur odiandosi per essersi arresi così biecamente.
La tentazione c'è, c'è sempre: preferire la tranquillità del proprio relax all'impegno quotidiano è lecito, l'essere ossessionati dal contrasto delle due situazioni è quasi patologico, è un distacco dalla realtà che non tiene conto del momento attuale e della logica.
E non c'entra nemmeno con discorsi pseudo-capitalistici o di chi si è arreso al sistema, non siamo da quelle parti: siamo nella zona dell'anima che si sente sopraffatta da un tran tran quotidiano che a volte sente stringersi attorno alla gola, pur nella consapevolezza che ci sono giorni in cui ci si crogiola piacevolmente in questo mare magnum di impegni e sfide.

Ma il bianco è difficile da comprendere e gestire. Il bianco è molteplice, e singolo; è immenso e minuscolo. Non ti lascia in pace, e anche se per un certo periodo lo fa stai pur certo che avverrà qualcosa che rimetterà in discussione tutto.
La sfida è riempire il bianco con quel tutto.
Non subire il tutto che riempie il bianco, ma arricchirsi tramite quel calderone di attività, facce, malinconia e smog.
Colorare il bianco della propria vita coi colori dell'impegno positivo e dello spazio per i propri hobby.
Sii lo spazio bianco tra le vignette della tua vita a fumetti, e fai accadere quello che il lettore non vedrà mai e potrà solo immaginare.

giovedì 19 gennaio 2012

Giornate ricche

E' buffo come quando apro gli occhi al mattino non voglia mai abbandonare il letto.
Non è una questione relativa al freddo di gennaio, o al sonno. Semplicemente, una delle prime idee che si fanno strada nella mia testa ben poco lucida è che c'è un giorno intero davanti a me, e in quel momento mi pare uno sforzo così immane da farmi venire la nausea.
Il buffo è che poi vivo delle giornate così straordinarie e indescrivibili che in poco tempo dimentico l'ansia dei primi minuti della giornata e vivo tutto con molta più verve.
In fondo, non posso lamentarmi. Sul treno (e già di per sè viaggiare con Trenitalia è un'avventura sempre nuova :P ) a volte incontro due miei amici che vanno a Milano per l'università, così che posso scambiare qualche parola con loro sparando quattro cazzate, ridendo di cose sceme, ricordando il weekend precedente e progettando quello che deve ancora arrivare... una finestra aperta nel freddo del primo mattino che riesce a rievocare momenti decisamente più caldi, e che se da una parte presta il fianco ad un inizio di giornata col sorriso dall'altro può anche portare a riflettere su certe dinamiche interpersonali e a come si sviluppano da soggetto a soggetto
Arrivato a Milano, in metropolitana infilo le cuffie dell'mp3 nelle orecchie. E mi guardo attorno, spronato dai testi e dai riff di chitarra che mi avvolgono. Non voglio fare l'errore di molti, che usano la musica per isolarsi dal resto del mondo... per quanto continui a trovare l'isolarsi dal resto del mondo un'attivtà sempre ricca di attrattiva, mi piace riuscire a far sì che la musica mi faccia da colonna sonora nella mio osservazione di chi mi sta intorno. E com'è noto uno degli ambienti sociali più interessanti del nord Italia è la metro di Milano.

Fisso lo sputo per terra, di fianco a uno degli ingressi; immagino quella saliva quante storie potrebbe raccontare, a chi è appartenuta, se uomo, donna, italiano o straniero, quanti passaggi da una bocca all'altra ha compiuto... alzo lo sguardo e vedo proprio una coppia di giovani ragazzi che si abbracciano e baciano. Non lo fanno in modo plateale o sdolcinato come spesso i troppo entusiasti, quindi non è fastidioso vederli. Fa solo un po' male. il "po' " è una quantità che varia dai giorni.
E dalla musica che sto ascoltando, ovviamente.
Se nell'mp3 c'è Dente oppure gli Afterhours o la voce particolare di Vasco Brondi, piuttosto che i Cani o gli Zen Circus, la prospettiva cambia.
Di fianco a me c'è un impiegato, riconoscibile dal vestito elegante e dalla ventiquattrore scura; poi c'è un anziano, una donna in carriera, un ragazzino del liceo, una casalinga, un universitario, una ragazza molto carina. E' bello immaginare i loro sogni e i loro progetti a breve e lungo termine solo osservandoli per pochi istanti.
A tutti voi, e a me, come ogni mattina... buongiorno buonafortuna.

Poi succede che come per caso ti spari 9 ore in ufficio, con le varie incertezze, problematiche, scazzi e mazzi, speranze, risate, progetti, lavoro, pensieri...
E poi ritorni nella metro dove ritrovi le stesse tipologie di gente, ma con aspetti e facce del tutto diverse. Sollevate, affaticate, in attesa della serata che il datore di lavoro gli ha augurato buona prima che uscisse dall'ufficio.

Poi, sul treno, ecco che cambiano i contorni attorno a me. Atro che vagoni freddi e dai sedili rovinati, si apre una porta dimensionale che ogni 2 settimane circa cambia destinazione. Attualmente mi porta ad Ankh-Morpork, città del Mondo Disco dove c'è un grande pericolo che la stolida guardia notturna non era preparata ad affrontare!
Tornato a casa e sbrigate quelle faccenducole come mangiare e lavarsi, sono pronto a gettarmi a capofitto in un altro mondo. Da qualche tempo è rappresentato da una cabina della polizia degli anni '70, tutta blu e con un Dottore a fare da cicerone attraverso le avventure più disparate, fantastiche e fantascientifiche in cui mi porterà.
E poi sono pronto a navigare per il web-mondo per un paio d'ore, visitando i veri luogni di internet in cui bazzico in modo più o meno attivo, Sollazz-chat compresa.

Non si può certo dire che sia una vita noiosa. Tra mondi lontani e inimmaginabili che posso vivere nel giro di 40 minuti e canzoni che con testi ricercati e mai banali raccontano una realtà realistica con fare poetico, tra la speciale gente comune e l'affrontare col sorriso gli impegni quotidiani, penso di fare del mio meglio per demolire la sensazione di vomito che, testarda, si ripresenta quasi ogni mattina.

Nemmeno pensare alle molteplici scintille di vita di cui è testimone uno sputo in metropolitana pare risvegliarmi dal mio torpore.
Lo spread tra la notte e il giorno si attesta sempre sui 500 punti.

domenica 15 gennaio 2012

Il Circo Zen


Ieri sera insieme a Riccardo e Matteo sono andato al Fillmore di Cortemaggiore (PC) per il concerto degli Zen Circus, gruppo rock alternativo di Pisa che mi ha conquistato un annetto e mezzo fa con l'album "Andate Tutti Affanculo" e che ha in parte riconfermato il mio apprezzamento da un paio di settimane con "Nati per Subire".

Mi mancava l'atmosfera del concerto, innanzitutto. Non mi ha mai interessato o attratto l'immagine di migliaia di persone che ondeggiano con l'accendino in mano mentre l'idea del gruppo più o meno modesto di persone che pogano, saltano, urlano e pompano adrenalina a mille è ottima, ed è infatti la situazione in cui finora mi sono trovato nei concerti a cui ho assistito.
Ed era dalla scorsa estate con la doppietta lodigiana Velvet e Tre Allegri Ragazzi Morti che non mi era più capitato di andare a sentire musica live. Finalmente l'occasione si ripresenta, nello stessoo luogo dove quasi un anno fa conobbi la musica di un altro grandissimo gruppo, i Verdena.

Ma sto uscendo dal seminato. Gli Zen Circus non posso annoverarli tra i miei gruppi preferitissimi, ma sicuramente si possono attestare come tra i migliori rappresentati della musica di qualità attualmente sul mercato italiano. Prodotti e distribuiti dall'etichetta discografica "La Tempesta" che già ha in grembo molti altri gruppi e artisti meritori del Bel Paese, gli Zen Circus hanno la missione di unire il cantautorato italiano con la musica rock (con sprazzi folk) e con una certa dose di denuncia sociale.
Gli Zen sono incazzati, e non hanno paura di dirlo. Non hanno remore nel gridare la loro rabbia verso i difetti tipici dell'uomo e in particolare dell'italiano, come l'egoismo o la fame di successo o la piattezza morale. Osservano con distaccato interesse, che in realtà è molto più partecipe di quanto sembri, il fatto che c'è una certa classe di gente che sembra essere nata solo per subire, oppure che c'è un gruppo di persone che ha in sè il germe dell'anarchia ma forse non lo sa sfruttare al meglio. Evidenziano come nell'attualità le persone non potranno avere il bagaglio di esperienze che un tempo si aquisiva crescendo, perchè il mondo cambia a una velocità troppo vorticosa e tutto quel che valeva ora non vale più. Professano che "la democrazia semplicemente non funziona" e gridano a squarciagola quello che dà loro fastidio.

A proposito di cantare a squarciagola, ieri non mi sono sottratto a tale attività :P L'adrenalina che il gruppo metteva in corpo durante l'esibizione sul palco mi ha pervaso fin dal primo pezzo eseguito, e ho iniziato a cantare, saltare e inneggiare come se non ci fosse un domani. E' come se tutta la routine della settimana appena trascorsa fosse fuoriuscita attraverso il canale di sfogo fatto di chitarra elettrice, batteria, basso e testi ricercati e incazzati, un mix che mi spingeva a "urlare tutta la mia rabbia" (cit.) e che mi galvanizzava, mentre a pochi metri da me, sopra al pogo delle primissime file, i tre ragazzi si scatenavano nelle loro canzoni alternandole a brevi e simpatici siparietti che introducevano i vari pezzi.
D'accordo, non lo ritengo il miglior concerto di quelli a cui ho assistito: le introduzione potevano essere più lunghe, dalla scaletta è mancata "It's Paradise", hanno iniziato onestamente un po' tardino e in alcuni momenti l'esibizione non è riuscita a prendermi come per il resto del concerto... ma sono difetti a ben vedere risibili, che non intaccano troppo il senso della serata: ascoltare dal vivo una band tra le più interessanti e vive in  circolazione, che credono in quello che vogliono dire con la loro musica e lo dimostrano perfettamente sul palco. E molte cose in cui credono le condivido. Altre no, magari per niente, ma a dirla tutta nemmeno qui sta il punto.
Il bello, la magia della musica live sta nell'energia che viene per la maggior parte dalla musica - e quella suonata ieri sera era di altissima qualità - ma anche dalla massa di gente che saltava e urlava, dai miei amici accanto a me che si lasciavano trasportare, dalle mie gambe che mi spingevano su e dal braccio destro che inneggiava al ritmo del testo incalzante. Un'energia incredibile, che penso possa materializzarsi solo durante eventi del genere e che varia di tonalità da gruppo e gruppo.

Gli Zen Circus sono quindi riusciti a realizzare una serata veramente pompissima, e mentre fuori regnava il freddo e la nebbia sono riusciti non a nascondere i prodotti più complessi della mia mente, come si potrebbe pensare, ma a potenziarli ulteriormente attraverso distorsioni e amplificatori. La potenza delle idee e della comunicazione, che assaporo spesso tramite letture e visioni, con la musica live in me ha sempre trovaro un terza, potente via, in cui il significato dei testi supportato dalla musica, dalla voce, dagli strumenti mi colpiva e sferzava come secchi schiaffi in faccia che mi facevano reagire saltando, cantando, urlando, sgolandomi.

Per trovare un senso in tutto quello che sono, che faccio, che conosco e in cui credo.

venerdì 6 gennaio 2012

Inaspettatamente

Ieri mattina, in metropolitana, con le cuffie dell'mp3 nelle orecchie ascoltando l'ultimo album degli Zen Circus e guardandomi attorno con aria svagata, mi cade l'occhio su una ragazza.
A occhi della mia età o poco più grande, alta, stivali, gonnellina, bel giubottino, capelli castani chiaro a caschetto, ma quello che più mi ha colpito è stato il bel visino, semplice, delizioso, spontaneo, e gli occhiali da vista dalla montatura vistosa che fanno tanto hipster ma che le donavano veramente tantissimo e le davano un'aria ancora più dolce. Era in piedi e leggeva un libro che non avevo mai sentito e probabilmente impegnato.
Inaspettatamente mi sono ritrovato a fissarla per tutto il viaggio, a pensare ad almeno 3 possibili approcci per attaccar bottone, unitamente al fatto che non l'avrei più rivista di lì a poco.
Di ragazza attraenti, carine, interessanti ne ho viste parecchie girando, ovviamente, ma pochissime mi hanno colpito a pelle in modo così forte e intenso.
Cosa mi ha colpito di lei così tanto, nella biblioteca in fiamme dei miei pensieri e sentimenti (semi.cit.)? L'atteggiamento, la statura, i capelli... il viso? Forse proprio quel volto, contornato da quegli occhiali particolari e da quella capigliatura, quella faccia concentrata tra le pagine di un libro dalla copertina seria ed evocativa.
Evocativa come l'immagine di lei che lo leggeva, isolandosi dal resto di varia umanità che la circondava in un mattino milanese di inizio anno. Andava verso le sue commissioni, i suoi impegni, la sua vita quotidiana e nell'attesa di giungervi si rifugiava in racconti di altri mondi o altre realtà, totalmente ignara del fatto di essere stata il centro dei pensieri di un perfetto sconosciuto per ben 10 minuti della sua giornata affollata di lavoro, pensieri sul lavoro, fumetti e progetti sul tempo libero.
Inaspettatamente l'immagine di lei tornava, ieri, e anche oggi. Strana come cosa.

Piccoli fiori rossi

Piccoli fiori rossi sono sbocciati oggi sulla mia mano destra. In parte, sono ancora lì anche adesso, mentre scrivo.
Li ho osservati per molto tempo, a intervalli: sono sempre stato attratto da numerose figure puntiformi l'una vicina all'altra, chissà perchè.
Vedi questi piccoli fiori rossi che si sprigionano dalle pieghe delle falangi, dal dorso della mano, dallo spazio tra le dita, vedo quella puntina di vita che si affaccia all'aria aperta, e che insieme alle altre sue simili forma una mappa indecifrabile, una piantina che non dipinge nessun luogo reale ma che permette alla mia mente di andarsene a spasso pensando a quello che sarà nel futuro prossimo.
Perchè c'è chi si dice ottimista, è vero, e io sono pronto a condividere questo ottimismo, ma sono anche apprensivo di natura e non posso fare a meno di farmi due calcoli. Non posso fare a meno di vedere i segni, ben concreti, e di vedere fuori dalla finestra tutto quel che succede.
Ed è quindi lì che mi portano quei piccoli fiori rossi, in quel luogo della mente dove cadono i migliori (pensieri), dove si cede il passo (al timore) e dove tutto sembra così nero, ma di quel nero che volendo dà anche un'aria interessante, da emo-fighetto, a tutto l'ambiente.
Quel campo di fiori rossi era uno spettacolo, aveva la capacaità di indurre a riflettere, di far indulgere in pensieri vari che dal malinconico e incerto riuscivano financo ad essere sfaccettati e interessanti, ammantanti di una malinconia bella accogliente, mentre fuori dalla finestra il sole pian piano se ne andava lasciando il posto alle tenebre, gemelle dei piccoli fiori rossi.

lunedì 2 gennaio 2012

Io cerco te


Oggi è stato diffuso il video del primo singolo estratto da "Il Mondo Nuovo", terzo album del gruppo rock Il Teatro degli Orrori in uscita il 31 gennaio prossimo.

Il mio giudizio sulla canzone resta sospeso in attesa di sentire tutto il disco (anche perchè sarà un concept album sul tema dell'immigrazione), ma qualche considerazione la si può fare comunque: il titolo della canzone è decisamente singificativo per esempio, tanto nell'ottica del messaggio di tutto l'album che per la singola traccia. "Io cerco te", io come individuo solitario posso esistere fino a un certo punto, perchè l'uomo è essenzialmente un animale sociale, e in quanto tale cerca la compagnia dei suoi simili per vivere appieno la propria esistenza. La cosa si trova fin dalla giovinezza, quando si è disposti a tutto pur di entrare in un gruppo di coetanei e di avere la loro approvazione.
Crescendo la cosa assume contorni più sani e meno estremi, ma resta la considerazione del fatto che una delle condizioni naturali dell'uomo è quella di cercare gli altri, non quella di allontanarli o di etichettarli.
Sembra quasi che il gruppo, nel testo e nella voce del frontman Pierpaolo Capovilla, voglia proprio sottolineare la bellezza e la naturalità del cercare l'altro da sè, quella porta verso infiniti mondi possibili, quel raggio di luce inaspettata e inimmaginabile prima di averla incontrata. L'altro è un arricchimento che non si poteva raggiungere restando solo, e questo denuncia in modo conseguenziale l'assurdità del razzismo o di chi prende atteggiamenti estremisti verso la naturale circolazione delle persone per il globo terraqueo. Che questo, come molteplici altre attività dell'uomo, sia una questione che può generare problemi è fuor di dubbio, ma da qui a certi atteggiamenti ovviamente ce ne passa.

Insomma, il Teatro torna con un pezzo importante, che però musicalmente e "liristicamente" non mi soddisfa appieno... per questo attendo comunque l'album nella sua interezza.

domenica 1 gennaio 2012

Anno nuovo, blog nuovo

Buongiorno a tutti e, visto il giorno, buon 2012 a tutti coloro che leggeranno questo post inaugurale del mio nuovo blog.
Io sono Andrea, detto "Bramo" dagli amici (tanto che è il mio nickname ufficiale nei luoghi del web che bazzico), sono un ragazzo di quasi 24 anni grande appassionato di fumetti, cinema, film d'animazione, fantasy, fantascienza, romanzi in genere, telefilm... insomma, un nerd.
Ma non solo: mi ritengo una persona socievole che sa vivere all'insegna dell'allegria, che sa occupare pienamente il suo tempo tanto in compagnia quanto da solo, pieno di aspettative per il futuro con un occhio rivolto al bel passato.
Ma vabbè, probebilmente se state leggendo queste righe mi conoscete già, in un modo o nell'altro (a meno che la mia campagna pubblicitaria tra Facebook, Google + e forum vari non faccia miracoli :P )
Emigro su Blogger vista l'imminente chiusura di Splinder, piattaforma che ha accolto negli ultimi anni il mio precedente blog "Poesia nella Via" (non chiedetemi il perchè del titolo).
A onor del vero, comunque, negli ultimi mesi avevo abbastanza trascurato quel mio diario personale, non ci scrivevo quasi più e ormai la polvere era ovunque. Colgo dunque la palla al balzo per questo cambio intendendolo anche e soprattutto come una inversione di tendenza.
D'altro canto, "Poesia nella Via" se aveva un difetto era quello di non essere nè carne nè pesce: ci mettevo dentro di tutto un po' in un guazzabuglio poco ordinato e poco fruibile, forse. L'intento stavolta è quello di rendere più sensata l'impostazione del tutto, dargli una direzione che non disdegni certo la fusione tra i vari aspetti, spesso diversi, che compongono la mia vita e il mio essere. Ma che sia un melting pot di idee e testi che abbia un certo criterio. Vedremo se ci riesco.

In buona sostanza qui troverete me a 360°: vorrei inserire soprattutto mie riflessioni sui più vari argomenti, nerd, d'attualità, pseudo-filosofici, più terra-terra... e alternare a questo spaccati di vita e relazioni interpersonali coniugati il più possibile in modo universale.
Se vorrete seguirmi in questa mia nuova avventura, siete i benvenuti.

Ah, il titolo: L'Odore della Pioggia era il titolo che alcuni anni fa diedi a una raccolta di racconti che scrissi in un periodo di ispirazione. Non li rileggo da un bel po', e immagino che adesso riderei di molte di quelle storie, ma il titolo mi è sempre sembrato qualcosa di evocativo e immaginifico. Mi venne in mente perchè sono sempre rimasto colpito, uscendo in bicicletta o a piedi dopo un temporale o anche una pioggia di media entità, dall'odore del tutto particolare che sprigiona l'asfalto e di cui è impregnata tutta l'aria. Talvolta, tale odore si avverte anche prima che piova.
E' un odore quindi a volte carico di attese, altre volte semplicemente malinconico e riflessivo.
Un odore come fa a essere riflessivo? Come può un odore essere sorpreso in posa da pensatore? Be', forse portando nel suo aroma tutte le inquietudini e i dubbi e le paranoie che la pioggia ha lavato via dalle menti delle persone, che saranno pronte a rigernare nuovi pensieri una volta che torna il sereno.

Ma sto divagando. Con questo post, insomma, volevo solo inaugurare il blog e fare i miei più sentiti auguri di buon anno a tutti coloro che inciamperanno in queste righe.

 --Andrea