sabato 9 febbraio 2013

TARM al Fillmore

Il Fillmore Club, locale di Cortemaggiore (PC) è una realtà bella e importante, non mi stancherò mai di dirlo.
Un posto raggiungibile in modo relativamente facile da dove abito, dove si tengono concerti. Ma non è solo questo: il punto è che le band che suonano sono alternativamente quelle più famose, cover o tribute band e infine gruppi indie, che è poi il motivo di attrazione che mi riguarda.
Non è poi così scontato, ma è bello e importante, che uno spazio tutto sommato non grande abbia un'attenzione particolare per progetti musicali come quelli del Teatro degli Orrori, dei Verdena, degli Zen Circus, dei Calibro 35... e dei Tre Allegri Ragazzi Morti, appunto.

Venerdì scorso i TARM hanno suonato al Fillmore, ed è stato bellissimo. Perché potrò preferire la versione punk-rock della prima parte della loro carriera rispetto alla svolta "etnica" che hanno intrapreso da circa 3 anni, potrò non conoscere tutte le canzoni che hanno fatto e potrò anche preferire altri gruppi italiani a loro, ma non posso negare che la loro performance live del 2 febbraio (peraltro, data zero del tour 2013) sia stata maiuscola: per energia, voglia di suonare tanto e bene e per il non volersi risparmiare mai, per niente. I ragazzi (morti) hanno condotto un concerto di 2 ore piene, con due uscite e due rientri, e già questo è più che lodevole, penso sia stato il concerto più lungo cui abbia assistito. (e sottolineo, il tutto per 10 euro, prezzo standard del Fillmore).
Anche la scaletta è pensata per bene: la partenza è dedicata per gran parte ai pezzi di punta del nuovo album, Nel Giardino dei Fantasmi (clicca per leggere la mia rece di un mesetto fa) e ad alcuni di quello precedente, che come stile sono piuttosto lontani da pezzi che "spaccano" come quelli degli esordi per concentrarsi maggiormente su melodie che ricordano paesi lontani, ritmi tribali e atmosfere di questo tipo. Il bello è che solitamente sono influenze musicali che non mi attraggono minimamente, potrei addirittura dire che un suono più smaccatamente pop a volte che piace di più. Ma superato il pregiudizio iniziale la band di Davide Toffolo dimostra che si possono fare cose suggestive anche con questo stile, probabilmente frutto di una maturazione dovuto a viaggi all'estero compiuti dal gruppo e a delle precise scelte. La musica che ne risulta è composta da suoni che non sono mai la semplice scopiazzature del ritmo di quei luoghi, ma una rielaborazione assolutamente peculiare che trova una sintesi tra quegli influssi e lo stile TARM.
Pian piano, comunque, nella scaletta emergono anche i pezzi più datati e celebri della band, che iniziano a scaldare il pubblico: allora si ritorna a pezzi del lavoro più recente, in un gioco di "avanti e indietro" affascinante e destabilizzante, che spinge ad amare e a farsi coinvolgere da un po' tutti i pezzi proposti.
Poche le frasi di Toffolo al pubblico nella lunga prima parte del concerto: il primo vero "monologo" avviene nella scenetta del "La vita è cattiva ma non l'ho deciso io" con cui finge di chiudere lo spettacolo salvo poi farsi ricoprire di "vaffanculo" dal pubblico per essere ridimensionato. Una catartica rappresentazione del cantante non-vip che porta alla seconda parte, dove aumenta la componente rock andando ad attingere ai primi album.
E poi un'altra uscita con rientro per sparare ancora un 5-6 canzoni, che mischiano vecchi brani ad alcuni più recenti, con La Tatuata Bella a chiudere il tutto.

Pubblico folto, un buon numero di presenti tra cui molti con la celebre maschera simbolo dei TARM. Certo, alcuni potrebbero pensare che la maschera stessa, e l'abbigliamento da Yeti che Toffolo sfoggia in questo nuovo tour siano orpelli che cercano di accalappiare il pubblico distraendolo dall'essenza di un concerto: la musica. Niente di più sbagliato, almeno stavolta. Toffolo è un artista a tutto tondo, visto che oltre che cantante è anche uno dei fumettisti viventi più importanti sulla scena italiana, e trovo logico che la sua idea di spettacolo sia qualcosa che unisca alla musica anche qualcosa che colpisca lo sguardo, qualcosa che dia di gomito all'estetica. Infatti il vestito e le maschere non sono fini a loro stessi, nonostante la maschera sia ormai diventata un oggetto di merchandising. Sono continuazioni di quello che i Tre Allegri Ragazzi Morti vogliono trasmettere con la loro musica, prolunghe che escono dalle note per arrivare alla copertina dell'album (disegnata da Toffolo, ovviamente) fino all'aspetto con cui suonano e ai vari "riti" che tengono sul palco.
E' tutto funzionale al "grande spetaculo de la vida y de la muerte", come direbbe Toffolo stesso, e io sono felicissimo di celebrarlo alla grande saltando e cantando a squarciagola per 2 ore in una notte d'inverno.


Per l'immagine: (C) degli aventi diritto. 

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