mercoledì 20 febbraio 2013

The dream & the girl

Se vi dicono che, per una determinata categoria, tutti gli elementi sono uguali, non credeteci.
Non c'è niente che sia uguale ad un suo simile, su questa Terra. Nemmeno due copie dello stesso libro, che infatti possiedono un vissuto particolare a seconda di chi le ha lette, avute, collezionate ecc; nemmeno due gemelli siamesi, e come la scienza ci insegna nemmeno due fiocchi di neve.
Neanche i sogni sono tutti uguali. Non fermiamoci alla superficie dell'affermazione, però: è chiaro che se una notte sogno la spiaggia e la notte successiva la scuola i due sogni saranno diversi, così come sono diversi i sogni che ricordo da quelli che invece si perdono nel mio subconscio.
La differenza che voglio indicare io sta nel fatto che indipendentemente dal tema e dal contesto, ci sono sogni che colpiscono in maniera più forte la nostra mente, il nostro essere, tanto da essere ricordati al risveglio. Ma di più: tanto da entrare nella nostra anima e nel nostro cuore e rimanerci per giorni.
L'altra notte ho sognato di essere in un albergo, e nella piscina dell'albergo incontrava una ragazza: poco più bassa di me, molto carina, morettina dai capelli lunghi, bel fisico e dal musetto sbarazzino.
Mi piaceva molto, e lei non si mostrava indifferente.
Non solo: non è la prima volta che la incontro. Mesi fa, l'avevo già sognata in un contesto simile. L'avevo dimenticata dopo pochi giorni, ma al momento del "ritrovo" è tornata prepotentemente alla mia memoria.

Quindi.
Faccio sogni in continuity. Prima cosa da rilevare :P
Poi. Molti potranno obiettare che sì, ok, hai sognato una ragazza, capirai, quante volte succede a chiunque, quante volte sarà successo a te. Non lo nego. Ma lei è diversa, lei era fugace come un'ombra, sfuggente ma con la promessa del ritorno, carina ma con quella bellezza che si pone al mondo con purezza e armonia. Era una magia in costume da bagno, capelli scuri e gioia negli occhi. Era il panorama del sogno che si estendeva in tutto il perimetro che la mia mente disegnava mentre dormivo.
Questa ragazza era speciale, aveva un quid che travalicava il semplice prodotto di un sogno, è come il simbolo di qualcosa che vorrei assolutamente ritrovare, vorrei celebrare e tramite ella disegnare la mia vita. Mi ha lanciato dritto nello stomaco una sfera di sensazioni così positive e intense che non provavo più da tanto tempo, e che erano così concrete che me le sono portate nella realtà dopo essermi svegliato, e sono ancora con me.
E se la prossima volta riuscissi a portare via dal sogno anche la ragazza?


Ah, già. Avevo ancora una sorella, nel sogno. Io, che sono figlio unico! Ed era anche una gran bella fanciulla! :P Scherzi della genetica... ^^'

sabato 9 febbraio 2013

Comunicazione e sociologia in "Avanti un Altro!"


Avanti un Altro! è un quiz del preserale di Canale 5, e presta il fianco ad alcune interessanti riflessioni inerenti innanzitutto alla comunicazione, ma anche relative ad un più generale carattere sociologico.

Nato da un'idea di Paolo Bonolis, che del programma è conduttore, ha avuto il suo debutto a settembre del 2011, per poi trovare una seconda edizione un anno dopo, nel settembre del 2012, da dove popola la fascia oraria 18.50-20.00 tutt'ora, e fino all'inizio di marzo.

Cosa può avere di così interessante un quiz televisivo, format ormai abusato e stressato dopo decenni di sfruttamento di un tipo di fare televisione vecchio e fondamentalmente privo di reale interesse che non sia quello di un intrattenimento poco al passo coi tempi?
Semplice: Bonolis. Il geniale conduttore già in passato era stato in grado di rendere con la sua sola presenza un quiz dal ritmo ripetitivo e poco originale in qualcosa di divertente, spigliato, accattivante prendendoselo di fatto tutto sulle sue spalle. E' lo stile che Bonolis sfoggia, il modo di approcciarsi con pubblico e concorrenti che è rappresenta la carta vincente, il punto focale per cui un programma come Affari Tuoi (a cui facevo riferimento in queste ultime righe) era un esempio magistrale di come uno stile diverso dal solito era capace anche di pagare in successo e ascolti, andando a battere più volte Striscia la Notizia. Non è un caso se i successivi conduttore del game-show di Rai Uno non sono mai riusciti a bissare tali risultati, con l'eccezione significativa di Flavio Insinna che riuscì invece a portare la sua personale interpretazione del programma, dal taglio ironico e dall'impronta teatrale.

Con Avanti un Altro! il principio è lo stesso. In definitiva è tutta una questione di linguaggio, di capacità di scrittura applicata alla parola e alla gestualità. Il conduttore romano usa un codice linguistico che rompe le usuali regole del gioco, quelle cui di solito il pubblico televisivo italiano è abituato e assuefatto. In questo senso Avanti un Altro! è un programma cucito apposta addosso a Bonolis, che prende alcune caratteristiche di Ciao Darwin, ripesca alcune impressioni di Tira e Molla attualizzandole e mette il tutto in un calderone dove il surreale e il grottesco si sposano in un connubio di imprevedibilità e superamento dei limiti.
Tutto questo però si presa ad essere un'arma a doppio taglio, che mi fa dare un giudizio positivo per quanto riguarda la comunicazione e l'uso del mezzo televisivo, ma mi spinge a pormi delle domande sull'italiano medio. Cosa significa? Che da un lato abbiamo una trasmissione che esula dai normali confini del game-show dell'ora di cena - non è un caso se sempre più spesso Bonolis fa battute molto mirate al diretto competitor, L'Eredità di Carlo Conti, sottolineando come l'impostazione del programma di Rai Uno sia decisamente classica e quindi adatta ad un certo tipo di pubblico - , e il risultato tra battute, rottura della quarta parete, interazione con il pubblico che spesso viene deliberatamente sbeffeggiato, tutta l'ampia gamma di varia umanità costituita dal cosiddetto Minimondo è un puzzle che fa emergere un programma sopra le righe, spigliato, divertentissimo e che ha il coraggio di andare oltre le norme standard non esitando a diventare anche cattivo.
Dall'altro lato è inevitabile notare come in alcuni momenti, che con il procedere del tempo sono diventati sempre più frequenti, Bonolis sguazzi in maniera così agiata in questo pandemonio da lui creato che eccede in maniera quasi esasperata. I freni inibitori cadono senza remora alcuna, e il gioco del grottesco in cui sfotte senza tregua un signore anziano che deve leggere la domanda per il gioco a casa o in cui espone al pubblico ludibrio persone non certo dotate di forma fisica facendo loro compiere esercizi di ginnastica rende a volte il tono da commedia inquietante. Non è neanche più ironia o simpatica presa in giro, diventa uno sfottò che non conosce limiti, e che trova un ampio consenso nelle risate impietose del pubblico in studio.Poi le persone prese di mira possono essere anche consenzienti e del tutto disposte a farsi prendere per il culo da Bonolis, per predisposizione di carattere o pur di apparire in televisione (il che sarebbe triste), ma resta il fatto che quello che Bonolis in un certo senso legittima è uno stile di approccio alle persone e alla realtà che, se letto con la giusta consapevolezza, può essere un modo spontaneo e accattivante di comunicazione verbale e interazionale, ma che può anche assumere i contorni di uno stile di vita volto alla cattiveria gratuita e alla mancanza di pietas umana, aspetti che purtroppo sono fin troppo presenti nella società odierna e che di certo non hanno bisogno di essere stigmatizzati e mostrati in televisione come esempi di azioni divertenti e di atteggiamenti vincente.

Per l'immagine: (C) degli aventi diritto

TARM al Fillmore

Il Fillmore Club, locale di Cortemaggiore (PC) è una realtà bella e importante, non mi stancherò mai di dirlo.
Un posto raggiungibile in modo relativamente facile da dove abito, dove si tengono concerti. Ma non è solo questo: il punto è che le band che suonano sono alternativamente quelle più famose, cover o tribute band e infine gruppi indie, che è poi il motivo di attrazione che mi riguarda.
Non è poi così scontato, ma è bello e importante, che uno spazio tutto sommato non grande abbia un'attenzione particolare per progetti musicali come quelli del Teatro degli Orrori, dei Verdena, degli Zen Circus, dei Calibro 35... e dei Tre Allegri Ragazzi Morti, appunto.

Venerdì scorso i TARM hanno suonato al Fillmore, ed è stato bellissimo. Perché potrò preferire la versione punk-rock della prima parte della loro carriera rispetto alla svolta "etnica" che hanno intrapreso da circa 3 anni, potrò non conoscere tutte le canzoni che hanno fatto e potrò anche preferire altri gruppi italiani a loro, ma non posso negare che la loro performance live del 2 febbraio (peraltro, data zero del tour 2013) sia stata maiuscola: per energia, voglia di suonare tanto e bene e per il non volersi risparmiare mai, per niente. I ragazzi (morti) hanno condotto un concerto di 2 ore piene, con due uscite e due rientri, e già questo è più che lodevole, penso sia stato il concerto più lungo cui abbia assistito. (e sottolineo, il tutto per 10 euro, prezzo standard del Fillmore).
Anche la scaletta è pensata per bene: la partenza è dedicata per gran parte ai pezzi di punta del nuovo album, Nel Giardino dei Fantasmi (clicca per leggere la mia rece di un mesetto fa) e ad alcuni di quello precedente, che come stile sono piuttosto lontani da pezzi che "spaccano" come quelli degli esordi per concentrarsi maggiormente su melodie che ricordano paesi lontani, ritmi tribali e atmosfere di questo tipo. Il bello è che solitamente sono influenze musicali che non mi attraggono minimamente, potrei addirittura dire che un suono più smaccatamente pop a volte che piace di più. Ma superato il pregiudizio iniziale la band di Davide Toffolo dimostra che si possono fare cose suggestive anche con questo stile, probabilmente frutto di una maturazione dovuto a viaggi all'estero compiuti dal gruppo e a delle precise scelte. La musica che ne risulta è composta da suoni che non sono mai la semplice scopiazzature del ritmo di quei luoghi, ma una rielaborazione assolutamente peculiare che trova una sintesi tra quegli influssi e lo stile TARM.
Pian piano, comunque, nella scaletta emergono anche i pezzi più datati e celebri della band, che iniziano a scaldare il pubblico: allora si ritorna a pezzi del lavoro più recente, in un gioco di "avanti e indietro" affascinante e destabilizzante, che spinge ad amare e a farsi coinvolgere da un po' tutti i pezzi proposti.
Poche le frasi di Toffolo al pubblico nella lunga prima parte del concerto: il primo vero "monologo" avviene nella scenetta del "La vita è cattiva ma non l'ho deciso io" con cui finge di chiudere lo spettacolo salvo poi farsi ricoprire di "vaffanculo" dal pubblico per essere ridimensionato. Una catartica rappresentazione del cantante non-vip che porta alla seconda parte, dove aumenta la componente rock andando ad attingere ai primi album.
E poi un'altra uscita con rientro per sparare ancora un 5-6 canzoni, che mischiano vecchi brani ad alcuni più recenti, con La Tatuata Bella a chiudere il tutto.

Pubblico folto, un buon numero di presenti tra cui molti con la celebre maschera simbolo dei TARM. Certo, alcuni potrebbero pensare che la maschera stessa, e l'abbigliamento da Yeti che Toffolo sfoggia in questo nuovo tour siano orpelli che cercano di accalappiare il pubblico distraendolo dall'essenza di un concerto: la musica. Niente di più sbagliato, almeno stavolta. Toffolo è un artista a tutto tondo, visto che oltre che cantante è anche uno dei fumettisti viventi più importanti sulla scena italiana, e trovo logico che la sua idea di spettacolo sia qualcosa che unisca alla musica anche qualcosa che colpisca lo sguardo, qualcosa che dia di gomito all'estetica. Infatti il vestito e le maschere non sono fini a loro stessi, nonostante la maschera sia ormai diventata un oggetto di merchandising. Sono continuazioni di quello che i Tre Allegri Ragazzi Morti vogliono trasmettere con la loro musica, prolunghe che escono dalle note per arrivare alla copertina dell'album (disegnata da Toffolo, ovviamente) fino all'aspetto con cui suonano e ai vari "riti" che tengono sul palco.
E' tutto funzionale al "grande spetaculo de la vida y de la muerte", come direbbe Toffolo stesso, e io sono felicissimo di celebrarlo alla grande saltando e cantando a squarciagola per 2 ore in una notte d'inverno.


Per l'immagine: (C) degli aventi diritto.